
Quanto serve oggi uno sguardo radicale? Quanto serve oggi uno sguardo radicale a livello locale? Queste sono domande quotidiane per chi come me in questa visione del mondo – da sempre minoritaria – si riconosce. Visione magari povera di mezzi e povera di voti… ma altrettanto ricca di idee e di lotte: liberali, libertarie, federaliste, antiproibizioniste, laiche, nonviolente e transpartitiche. E ogni giorno che passa non riesco a darmi risposta diversa dal “sì, servono”… con quella forza che non ha un qualcosa di auspicabile ma soltanto un qualcosa di estremamente necessario.
Infatti, alla necessità di sensibilizzare i cittadini pratesi alle storiche battaglie radicali come quelle per la legalizzazione delle sostanze definite “stupefacenti”, della prostituzione e del diritto di vivere una sessualità libera, del suicidio assistito e dell’eutanasia, delle politiche di gestione dei flussi migratori, dei diritti delle persone disabili, delle riforme del sistema carcerario e del sistema giudiziario, dell’europeismo e degli Stati Uniti d’Europa, si affianca l’impellente necessità di declinare queste battaglie sul territorio pratese.
Quando nel 2018 abbiamo ricostituito l’Associazione Radicali Prato abbiamo proprio sentito la necessità di creare una realtà territoriale che affiancasse Radicali Italiani, Associazione Luca Coscioni e Certi Diritti e ne calasse le lotte nella dimensione più propriamente locale. Per far questo naturalmente serve un lavoro costante, che non sempre in questo biennio siamo riusciti a svolgere come avremmo voluto. Spesso, a mio avviso, anche per la poca organizzazione del lavoro e degli obiettivi prefissati.
Ulteriori impedimenti e rallentamenti alla continuità della nostra azione sono stati determinati dai due importanti appuntamenti elettorali (Politiche 2018 e Amministrative 2019) insieme a Più Europa, che avendo scarsa disponibilità di mezzi economici e di risorse umane ha richiesto tutte le energie disponibili della nostra già limitata militanza. Il progetto di Più Europa, nella quale molti di noi avevano riposto le proprie speranze politiche, non si è purtroppo dimostrato essere quell’alternativa liberale e laica che prometteva nella sua fase costituente. Adesso però non abbiamo più scuse, è il momento di rimettere al centro, anche con forme di dissenso democratico e di resistenza laica e non violenta, quelli che sono i nostri punti di vista del mondo, e attraverso le nostre lotte arrivare a piccole e grandi conquiste.
Come fare? Non è semplice. Intanto allargando la base dei nostri attivisti e iscritti. Base che esiste, radicali che lo sono già senza saperlo, che vanno scovati e liberati dall’apatia che avvolge la politica contemporanea. Poi dividendosi le responsabilità: ognuno dovrebbe a seconda delle proprie inclinazione assumere la guida di una singola battaglia, coordinandone l’avanzata in costante rapporto con chi assumerà la responsabilità della Segreteria. Non è necessario riuscire a coprire tutte le battaglie possibili, almeno per il momento: bisogna essere bravi a individuare quelle per noi più appaganti e che ci permettano di ottenere il miglior risultato politico possibile.Nel male assoluto veicolato dal Coronavirus che ormai, giustamente, assorbe tutto il nostro dibattito pubblico, vi è una prospettiva da non sottovalutare: l’occasione di archiviare il populismo e il sovranismo dalla politica italiana, con la sua lista di scelte demagogiche e mai risolutive: decreti sicurezza, antieuropeismo, gabelle assistenzialistiche come quota cento o il reddito di cittadinanza; e la contestuale e completa elusione di temi come il fine vita, la legalizzazione, la libertà di ricerca, la stepchild adoption; ovvero dei limiti legislativi che impattano quotidianamente sulla vita del singolo cittadino. Quello che stiamo vivendo, infatti, sta costringendo e costringerà sempre di più la politica ad un approccio pragmatico e concreto, meno dedito agli slogan e alla creazione di sempre nuovi capri espiatori. Dovremo vigilare da subito, dovremo esserci. Carpe Diem.