La vita come contraddizione

Vivere è essere nella contraddizione: accettandola o meno. Vivere è uscire da quell’amore profondo e inarrivabile che abita il cosmo attraverso le proprie leggi invalicabili. Gli esseri umani superbi, nel loro definirsi soggetti, escono prepotentemente da quell’amore naturale, penetrando in un’abominevole dimensione dove loro stessi si considerano autori ed esclusivi proprietari di un amore appartenente a una categoria superiore.

Stabilita questa illusoria natura superiore, l’uomo, insaziabile di inutili categorie, cerca di realizzare il proprio amore, cercando l’armonia e la “profondissima quiete”. Ignaro che l’unica pace assoluta e graditissima, l’uomo la raggiunge esclusivamente con la propria morte, quando torna a essere fedele obbediente delle immutabili leggi della natura. Con la morte, infatti, decade la contraddizione e l’uomo torna a essere polvere di stella priva dell’autocoscienza di esserlo e finalmente liberata dall’incubo del senso.