Diario di un Congressista

Cari Compagni di Radicali Italiani, è stato un Congresso di grandi confronti… è stato un Congresso che ha – finalmente – visto due Mozioni Generali contrapporsi: seme laico e nonviolento dello sviluppo politico radicale. È stato un Congresso che ha visto tre splendide radicali, meritevoli, elette nelle tre principali cariche: Silvja Manzi alla Segreteria, Antonella Soldo alla Tesoreria e Barbara Bonvicini alla Presidenza. Tutte si sono conquistate il loro ruolo con la passione e la competenza che le hanno contraddistinte in questi anni di militanza. A loro non resta che ricevere un grande in bocca al lupo da parte mia per il compito, non semplice, da svolgere.

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Diego Fusaro: a tutti serve un ideologo

Gli estremismi si stringono l’occhio a vicenda… e questo da sempre.

Chi è Diego Fusaro? Un saggista dal linguaggio forbito. Qualcuno lo definisce filosofo ma non lo è in misura maggiore di quello in cui, ognuno, lo è sulla propria vita. Eventualmente si può definire divulgatore, in quanto, nei sui testi e nelle sue idee non c’è veramente nulla che non sia già visto in filosofia. Personaggio televisivo, indubbiamente.

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Soros, il Sarchiapone

Soros è diventato, nella narrazione del governo gialloverde, un mostro terrificante, mente lucida del complotto giudaico-massonico che viene periodicamente evocato dagli anticapitalisti.

Ma chi è George Soros? Imprenditore e attivista, così lo definisce wikipedia nella versione italiana. Nato a Budapest nel 1930 da una famiglia ebraica, il giovane George è soltanto un bambino allo scoppio della 2^ guerra mondiale. Nel 1944 ha 13 anni quando la Germania Nazista occupa l’Ungheria… e, a quest’ultima, da ebreo, sopravvive.

Ora… se voi rispondeste ai sopracitati dati anagrafici… e foste sopravvissuti all’olocausto (mai dare nulla per scontato)… nel caso decideste di dedicarvi all’attivismo… quale parte politica appoggereste?

Politicamente è un sostenitore di tutti quei movimenti che mirano a creare una società aperta e alla lotta per i diritti umani, che si rifanno, principalmente, alla corrente filosofica del suo maestro Karl Popper.

Come si è arricchito Soros? Con le operazioni/speculazioni finanziarie. D’altra parte, il modello scelto dall’occidente è stato quello capitalistico, mica quello comunista (in alternativa potreste dotarvi di un cartonato di Diego Fusaro).

Al maggio 2017 aveva un patrimonio netto stimato in 25,2 miliardi di euro; a Febbraio 2018 ha donato 2/3 del proprio patrimonio (circa 18 miliardi di euro) alla Open Society Foundations, società no-profit di cui è presidente, restando quindi, a oggi, con una ricchezza di sua proprietà di circa 8 miliardi di euro; precedentemente tra il 1979 e il 2017 ha donato per cause filantropiche altri 10 miliardi di euro.

Chi è il Sarchiapone? È un animale immaginario evocato in una serie di sketch televisivi da Walter Chiari, che veniva descritto in un crescendo di dettagli spaventosi con lo scopo di terrorizzare gli interlocutori facendoli allontanare per prudenza.

Radicali, radici e +Europa al futuro

Tutto il movimento di persone ed entusiasmo che si è realizzato intorno alla campagna elettorale di +Europa ci ha fatto dimenticare, probabilmente, quanto è dura la politica… per qualche settimana. L’euforia è stata giustificata e rinforzata dalla grande ed eterogenea partecipazione giovanile a questo movimento che risale la corrente di un’Europa degli Stati (e non dei popoli), a trazione sempre più nazionalista (diamoci un limite nell’abuso della parola “sovranista”). Finito l’entusiasmo elettorale, come si spegne la voracità sessuale tra due neo-amanti, ci si trova a dover scegliere: si interrompe il rapporto che su questo entusiasmo-voracità si basava, oppure si cerca di costruire qualcosa di più solido?

Mettiamo che la risposta sia “costruire”, intanto, bisogna imparare a conoscerci. Chi sono Centro Democratico, Forza Europa, Radicali Italiani (e Movimenta)? I primi due sono senz’altro movimenti costruiti attorno al proprio ideatore-leader… Centro Democratico legato alla grande storia del cristianesimo-sociale che Bruno Tabacci si porta cucita addosso (indipendentemente che prosperi +Europa o Centro Democratico)… Forza Europa, invece, è il movimento da cui è stata rilanciata la grande idea del concetto europeista, motore di +Europa, da un liberale tout-court e transideologico come Benedetto Della Vedova. Entrambi i soggetti, prima delle ultime elezioni, non avevano mai praticato il tesseramento ed il conteggio degli iscritti ma avevano soltanto calamitato simpatizzanti. In questo contesto abbiamo poi Radicali Italiani, che sono, o almeno si considerano (indebitamente secondo il PRNTT), continuatori di una storia politica italiana che affonda le sue radici dal 1955; a questo aggiungiamo un tessera d’iscrizione con un costo importante, una “galassia” di associazioni tematiche (nella quale annovero anche Movimenta) e territoriali in continuo movimento ed evoluzione.

Ecco, già da questo piccolo resoconto si vede chi può rischiare una storia o meno, delle radici o meno, il che rende già disparitaria la situazione di partenza. È più facile o più difficile costruire qualcosa quando uno degli amanti è platealmente più bello o più brutto, più ricco o più povero dell’altro? È più facile, forse, se c’è chi accetta di essere più subalterno dell’altro, è più difficile costruire, invece, se si vuole consumare rapporto egalitario.

Conviene per il progetto di +Europa disperdere le proprie radici e la propria storia? A chi ne ha no, a chi non ne ha cambia poco. Quindi, la diversità, impedirà la costruzione di +Europa? Assolutamente no, a patto che gli amanti vogliano conoscersi, accettarsi, rispettarsi… e da qui partire per un percorso condiviso… e necessariamente federativo.

È anacronistico parlare di radici? Forse lo era più ieri che oggi.

Mosca e la Digital Resistance

È passata nel silenzio, più o meno generalizzato dei media italiani, la manifestazione a Mosca che ha raccolto oltre 10.000 persone a sostegno della Libertà di Internet. I numeri sono stati calcolati dalla ONG “Contatore Bianco” che ha l’obiettivo di riferire dati realistici sulle persone che partecipano alle manifestazioni in Russia, mentre per la polizia le presenze si sono fermate a 7.500. Gli organi di stampa italiani hanno poi cercato di rimediare parzialmente con un copia incolla intorno alle ore 19.
La protesta è stata scatenata dal recente tentativo di blocco dell’App di messaggistica Telegram da parte delle autorità russe e iraniane che hanno definito la stessa come un “luogo sicuro per commettere crimini” (https://www.rferl.org/a/iran-judiciary-bans-telegram-messaging-app/29200964.html). Grande la gioia di Pavel Durov fondatore dell’App che ha definito la manifestazione come un evento senza precedenti.

– Sito della manifestazione: http://digitalresistance.moscow/
– Canale Telegram che del 26 Aprile ha raccolto più di 8.000 iscrizioni: https://t.me/digitalresistance_moscow

L’unica responsabilità al mondo

Essere genitori. Non esiste altra responsabilità al mondo che nemmeno lontanamente possa essere equiparata a questa. È certamente più facile avere delle valide motivazioni come assassino che come genitore. Eppure, quante persone sembrano affrontare con leggerezza quello che viene archiviato, riassumendo, come il “donare la vita” e/o come il “massimo atto d’amore”. Ognuno, naturalmente, ha diritto di giungere alle conclusioni che preferisce dandosi le proprie risposte, ma comunque, la necessità del porsi delle domande mi sembra la minima forma di rispetto dovuta nei confronti di colui che viene scagliato nella vita senza aver dato il proprio consenso (altro che trattamento della privacy).

Ogni genitore dovrebbe essere pronto (con in tasca una risposta esaustiva nei confronti del figlio) alla domanda: “Perché hai deciso di mettermi al mondo?”. Come rispondere è certamente molto difficile, ma in ogni caso, bisognerebbe cercare di essere il meno generici possibile. Ricevere la risposta “perché la vita è bella” o “perché funziona così” o “non lo so”, sicuramente non darebbe appagamento al quesito della prole. Uno poi, potrebbe anche azzardare una risposta come si dette Luigi Tenco, sulle cause del proprio innamoramento: “perché non avevo niente da fare.” Tale affermazione – che in molti casi è la risposta che più si avvicina alla verità – anch’essa non rincuorerebbe di più il figlio, probabilmente ancora convinto dell’importanza capitale della propria esistenza.

Orrore

Felicità,
così leggero il tuo tocco,
così labile il tuo ricordo,
inconvincibile al nostro richiamo
e fiera di fronte alla nostra impotenza.

Deboli,
di fronte all’abbronzatura che si squaglia,
all’invecchiare della persona amata,
al tempo che passa
o alla malattia avvolgente.

Eppure,
senza finitezza non ci sarebbe vita,
non ci vorrebbe un amore per esorcizzare la morte:
un inutile orrore resterebbero le parole
orfane di un dolore da descrivere.

Cleopatra lussuriosa

Deponi la tua volontà Cleopatra
mentre stringo forte il nostro amuleto,
loro credono tu abbia il cuore di pietra
e non alla profondità del nostro segreto.

Splende un quieto sole,
non dobbiamo forse noi superarlo?
E poi cediamo all’inganno,
alle trappole che ci tendono le parole.
Accendi una sigaretta che è breve
nella tua stretta,
cade la cenere sul nostro incedere,
lieve sulla terra come un balsamo sul cuore.

Cercami perché così esisto.

Ebe

Tacchi in mano
e piedi nudi
sul marmo gelido
e troppo rumoroso,
quando l’indice
cela un sorriso
intimandomi
un atroce silenzio,
troppo vasto
per la mia tenue ombra.

Vorrei urlarti
qualcosa senza senso:
un grido primordiale
con la dirompenza
di una cascata,
con l’immortalità
della zanzara.

Ti bacio soltanto:
nell’umido dei fiati
la nostra storia.

La speranza come nemico

La parola speranza gode certamente nel linguaggio comune di un certo rispetto e di una certa connotazione positiva. Ma capiamo realmente cosa nominiamo quando parliamo di speranza? Wikipedia definisce la speranza come “la fiduciosa attesa di un bene che quanto più desiderato tanto più colora l’aspettativa di timore o paura per la sua mancata realizzazione”. Definizione certo più che condivisibile, ma quella che viene chiamata, morbidamente appunto, una “fiduciosa attesa”, non deve certo offuscare alla vista l’insidiosissimo “timore o paura per la sua mancata realizzazione”.

La speranza, in questa interpretazione fintamente positiva, diventa appunto l’alleata dell’uomo del divenire: l’alleata quindi di colui che vede le cose nascere dal nulla e nel nulla finire per farvi ritorno. L’uomo (insieme a tutto quello che lo circonda), così concepito, non può che sperare di rimandare al più tardi possibile il momento dell’appuntamento, inevitabile, con il nulla. L’uomo che spera di sottrarsi all’annientamento vivendo nella paura di esso. Ma non è tutto, in realtà quest’attesa chiamata speranza, perché di questo si tratta, non fa altro che avvicinare al nulla la vita (l’essere) stessa dell’uomo: colui che spera è colui che dimentica l’attimo, è colui che posticipa il vivere, è colui che si colloca in un ipotetico futuro dimenticandosi dell’unico istante che gli è dato di vivere, ovvero quello presente. La speranza di salvezza, così appare, già un morire un poco alla volta. La speranza prende il posto dell’atto, l’unico legittimo occupatore dell’attimo presente. In questo senso sperare è vivere di meno e confondere una male con un rimedio.

In ultimo merita far notare come la speranza, non casualmente, sia certamente uno dei punti cardine delle religioni relative al Dio della Bibbia. Religioni che infatti affermano che la vita attuale è solamente un surrogato della vita, reale ed eterna, che ci attende dopo la morte. In questo senso come non sperare un una Salvezza?