Diario di un Congressista

Cari Compagni di Radicali Italiani, è stato un Congresso di grandi confronti… è stato un Congresso che ha – finalmente – visto due Mozioni Generali contrapporsi: seme laico e nonviolento dello sviluppo politico radicale. È stato un Congresso che ha visto tre splendide radicali, meritevoli, elette nelle tre principali cariche: Silvja Manzi alla Segreteria, Antonella Soldo alla Tesoreria e Barbara Bonvicini alla Presidenza. Tutte si sono conquistate il loro ruolo con la passione e la competenza che le hanno contraddistinte in questi anni di militanza. A loro non resta che ricevere un grande in bocca al lupo da parte mia per il compito, non semplice, da svolgere.

Vorrei però puntualizzare su qualche snodo tematico, a mio avviso, molto rilevante della discussione, e, prima di tutto, su una domanda che si è posta nella tre giorni congressuale a seguito della relazione del Segretario uscente Riccardo Magi e dell’intervento di Marco Perduca: siamo una Comunità? A questa domanda risponderei di no, in quanto, credo che, una risposta affermativa svaluterebbe il valore individualistico, liberale, libertario, laico e nonviolento del nostro modo di fare politica. Siamo e restiamo un insieme di persone, che non si ritrovano soltanto sotto un simbolo o un nome, ma che convergono su delle battaglie e/o su un modo di fare politica: se poi questo modo lo si identifica sotto una delle declinazioni di “radicali” allora questo siamo. Siamo individui che si costituiscono in un “movimento”… e proprio questa parola è il cuore di Radicali Italiani. Senza movimento, senza motus, senza la nostra motilità, che è il nostro senso caratteristico, a mio avviso, semplicemente, non siamo.

Ha perso la Mozione che ho votato, quella di Marco Cappato, quella in cui maggiormente (e personalmente) ho riconosciuto un’attinenza alle battaglie e al modo di fare politica radicale. Dall’altra parte, sicuramente, mi sono però riconosciuto più nella Mozione Soldo-Manzi che in due dei quattro interventi a favore della Mozione: quello di Gianfranco Spadaccia e quello di Lorenzo Strik Lievers. Anche a questo proposito il Congresso è stato molto costruttivo, perché mi ha permesso di capire che non basta considerare le persone “istituzioni radicali” per non rimanere molto e negativamente impressionati dalle loro parole. L’intervento di Gianfranco Spadaccia si concentra sui sondaggi, che vedono Più Europa essere l’unico partito che dalle ultime elezioni politiche sembra conservare il suo 2,56% (ammazzate oh) e non retrocede. Altra priorità dell’intervento è l’elogio per il 5° posto in “classifica popolarità dei politici” rivestito da Emma Bonino. Altro contenuto non è pervenuto, ma del resto anche i precedenti interventi del compagno Gianfranco non hanno fatto rilevare altro di quello che viene costantemente ripetuto dalla nascita di Più Europa: la priorità è andare avanti. A mio avviso è “radicalmente” deludente, dopo 60 anni di lotta e di denuncia del regime partitocratico porre, in un intervento a favore di una Mozione Generale, esclusivamente temi e prerogative che sono sempre stati classici della partitocrazia italiana. Lorenzo Strik Lievers però è, a mio modesto avviso, riuscito a spingersi anche oltre nel proprio intervento: ci ha chiesto un atto di fede. Dal palco (come fosse un pulpito) ci ha chiesto di non, nei fatti, sfiduciare Emma Bonino… prefigurando anche i titoli dei giornali del giorno successivo (le chiacchiere delle comari). Tutto questo in barba a ogni sessantennale lotta in favore di un approccio laico – della capacità decisionale – nei confronti di ogni tipo di reverenza. Questa è la mia modesta analisi nei confronti degl’interventi di due radicali “storici” che hanno incredibilmente contribuito alla mia formazione politica, realizzata in lunghi ascolti di quell’inestimabile patrimonio (scuola) che è racchiuso nell’archivio on-line di Radio Radicale, e che non potrò mai ringraziare abbastanza.

Vorrei poi complimentarmi, per l’espressività e il contenuto dell’intervento, con Patrizia De Grazia, realizzatrice dell’unica attività realmente transnazionale fatta sotto la bandiera di “Welcoming Europe – Per un’Europa che accoglie”: dalle sue parole emerge una passione e una fame di politica radicale. Quello che le raccomando è guardare la politica radicale a 360° gradi, senza soffermarsi ai primi radicali con cui si entra in contatto. Voglio però anche farle un appunto: tra “Pannella diceva” e “Pannella avrebbe detto” c’è una differenza sostanziale e radicale. Il differente uso della forma verbale porta, nel caso dell’indicativo a fare una citazione, che risulta essere un omaggio e un monito nei confronti della figura che questo “metodo radicale” ha inventato. A mio avviso, questo modo di fare deve essere assolutamente preservato all’interno della nostra non-comunità. Mentre il problema che tu hai sottolineato va circoscritto all’uso del condizionale… ovvero quando vengono messe in bocca parole (decisioni) a chi di parole non può pronunciarne più.

P.S. Vorrei infine invitare il compagno Lorenzo Lipparini a una maggiore precisione cronometrica, in quanto, al primo intervento a favore sulla Mozione Cappato, quello di Marco Perduca, ha chiamato i “cinque minuti” quando erano passati soltanto 3 primi e 42 secondi (naturalmente sono volutamente sarcastico).

P.P.S. Una cosa assolutamente da studiare e implementare in futuro è l’aggiunta di sottotitoli, magari attraverso un’evoluta trascrizione automatica (migliore di quella di Radio Radicale), degli interventi durante il Congresso da diffondere in sala e in streaming. Questo favorirebbe eventuali compagni con problemi acustici e favorirebbe il seguire la discussione nelle lunghe, e spesso rumorose, ore congressuali.

Pace & Amore Compagni