La Toscana diventa rossa e, da qualche giorno, il governatore Giani è finito al centro delle polemiche. La situazione è sfuggita di mano?
“Ormai da un anno a questa parte ci siamo accorti che la situazione sfugge di mano ogni qual volta si pensa di essersi lasciati alle spalle il momento peggiore. Ma questo non è colpa di Giani o di altri, ma è una peculiarità di questa epidemia… la colpa della politica va semmai individuata nel non essere stata capace di semplificare le procedure, di non aver permesso un efficace tracciamento dei contagi, di non aver messo in atto gli strumenti necessari per consentire alle forze dell’ordine adeguati controlli sul territorio. I cittadini vivono invece in un limbo dove questa zona rossa è soltanto un lontano ricordo del lockdown dello scorso anno, in quanto ormai si deve fare i conti con l’esasperazione di tutte le fasce d’età che son sempre più intolleranti alle restrizioni… difficile biasimarsi.”
Le scene di ieri al Centro Pegaso di Prato, dove quasi 300 persone considerate “fragili” si sono accalcate fuori dall’ingresso in attesa della vaccinazione, dimostrano una grande disorganizzazione. Di chi sono le responsabilità?
“Quelle sono veramente scene agghiaccianti che in una situazione del genere, dove Prato è diventata la maglia nera dopo Firenze dei contagi toscani con ben 295 positivi, lascia senza parola alcuna: ASL, Regione Toscana e Comune di Prato dovrebbero interrogarsi sul rischio sociale che questa gestione può causare. L’Ex-CREAF, adesso Centro Pegaso, che è stato sbandierato da questa amministrazione come un innovativo polo Covid19 per la Toscana, dove erano previsti la bellezza di 500 posti per i giornali, 400 per la Giunta, poi ridimensionati a 190… infine a una decina di giorni fa risultavano disponibili nemmeno 50 posti: diciamo che se non altro, fuori da ogni polemica, in questo momento alla politica si dovrebbe richiedere responsabilità ancora maggiori nel soppesare le proprie parole, lasciando sotto il tappeto qualsiasi tentazione propagandistica.”
La Toscana è la regione italiana all’ultimo posto per la vaccinazione degli over 80. Al contrario, sono state privilegiate intere categorie professionali. In molti hanno storto il naso per questo.
“Da inizio pandemia l’ISS afferma che, in tutta Italia, sono morte per il virus, 254 persone con meno di quarantanni: lo 0,2%. A fronte di 105.000 decessi all’1 marzo, di questi, solo 1.055 avevano meno di cinquant’anni: l’1% circa. Ergo, ogni vaccino somministrato a qualcuno con meno di cinquanta anni, senza patologie che ne mettono a rischio la guarigione, e che non lavori in prima linea, è un vaccino tolto a chi rischia di morire davvero. Compito della politica, in questo caso, sarebbe dovuto essere quello di mantenere il polso fermo nelle decisioni e privilegiare coloro che, statisticamente, sono più a rischio.”
Prato è entrata in zona rossa due settimane fa ma i numeri continuano a salire, il nostro ospedale è di nuovo saturo e siamo anche l’ultima provincia in Toscana per % di vaccinati in relazione alla popolazione. Non c’è proprio da essere contenti.
“Non c’è assolutamente da essere contenti, naturalmente il nostro territorio ha anche peculiarità, come quello dell’alta densità di popolazione, che certamente non ci favoriscono nel contenimento dell’epidemia. L’unico modo per aiutare i cittadini è quello di dare informazioni chiare e precise sull’andamento della situazione, sull’accesso allo screening, sulla prevenzione e sulla gestione di sé stessi in caso di sintomi o di positività… nell’attesa della salvifica dose vaccinale. Da questo punto di vista mi sarei aspettato dal Sindaco Biffoni un approccio un po’ meno colloquiale e volutamente gergale nella comunicazione: sembra quasi che oggi ci sia paura nel mantenere un profilo istituzionale anche nei contesti adeguati: i cittadini vanno considerati adulti, vogliono risposte chiare e precise e non sentirsi in un film di Pieraccioni… per quello in questi mesi sono bastate le overdose di servizi di streaming.”
Quello che fino a qualche tempo fa (il sistema sanitario toscano, ndr) veniva presentato come un modello virtuoso, adesso sta mostrando tutti i suoi limiti.
“Come italiani ci raccontiamo da decenni di avere uno dei migliori sistemi sanitari del mondo, così abbiamo fatto da lombardi, da veneti e da toscani elogiando il nostro campanilismo: l’impatto con la realtà è stato invece molto più duro. Speriamo che da questo dramma possa rinascere una profonda riflessione su un settore che per decenni è stato vittima di tagli indiscriminati e di poca innovazione. Nel Next Generation esiste un ricco capitolo proprio dedicato alla Sanità, declinandola in temi come le reti di prossimità, le strutture e la telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale; e ancora innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale. Speriamo che la politica tutta sappia cogliere questa grande occasione.”